Le ragioni del No.

In questi ultimi mesi, la categoria dei tassisti ha subìto quello che per noi è stato un vero e proprio attacco sistematico con articoli e servizi giornalistici di ogni genere ma anche da personaggi di spettacolo, conduttori di trasmissioni radio-tv di varietà ed intrattenimento.

Hanno contribuito a tutto ciò la maggior parte dei principali quotidiani, riviste, radio, tv ecct, anche se in questi giorni sono stati pubblicati da alcuni giornali degli articoli che illustrano in modo più preciso la reale situazione, assumendo in questo modo le difese della categoria.

E’ ancora poco perché l’opinione pubblica possa essere informata della verità, ma tanto si può ancora fare con la distribuzione di materiale informativo direttamente ai clienti e sulle piazze.

Emergono principalmente in questi attacchi tre grandi luoghi comuni, diffusi e veramente difficili da estirpare nonostante tantissimi pareri autorevolissimi a favore della categoria da parte di numerosi esponenti politici oppure da parte di famosi giornalisti: pareri che arrivano disinteressati, se non per la onesta e corretta difesa di una intera categoria di lavoratori, da profondi conoscitori del mondo taxi anche perché frequenti utilizzatori degli stessi.

Il primo luogo comune riguarda i presunti privilegi che i tassisti difenderebbero strenuamente: si dice che questo è il motivo principale per cui non vogliono la liberalizzazione.

In realtà, la liberalizzazione sarebbe una vera truffa per i consumatori perchè, contrariamente a quanto si crede, farebbe aumentare il costo delle corse, essendo ovvio che queste si ridurrebbero drasticamente come primo effetto per l'aumento delle licenze.

Infatti, attualmente la tariffa non è determinata dal numero di taxi presenti in una città, ma è imposta dal Comune che ha rilasciato le licenze e che la stabilisce in base ai costi d'esercizio dell'attività, (costi noti a chiunque abbia avuto voglia di documentarsi perchè si tratta di costi fissi imposti dallo Stato, dalle compagnie di assicurazioni, dalle case automobilistiche ecct) ed alle risorse e potenzialità del bacino d'utenza (presenza di porti, aeroporti, stazioni, turismo o eventi vari, oltre al numero degli abitanti) quindi, se attualmente i tassisti riescono a fare tot corse è logico che con un numero maggiore di taxi possono farne di meno e devono obbligatoriamente aumentare le tariffe per rientrare nei costi;

la liberalizzazione sarebbe quindi una truffa anche nei confronti di tutti coloro che, attratti da un "facile guadagno", secondo quanto denunciato in modo “superficiale” da certi personaggi legati a filo doppio con le società di capitali, uniche realtà veramente interessate a mettere le mani su tutto il trasporto pubblico locale, si indebiterebbero per decine di migliaia di euro per poi ritrovarsi per strada ad aspettare ore con decine di altri colleghi, a volte per una misera chiamata da 5 euro.

I prezzi, anzichè diminuire, aumenterebbero perchè l’ingresso nel mercato delle grandi società, così come è avvenuto per il commercio, monopolizzerebbe il settore, assumendo autisti dipendenti sottopagati e potendo farsi carico di costi superiori a quelli che sostengono oggi i tassisti che lavorano in proprio, senza tredicesime, tfr e malattia: non avremmo così maggiore concorrenza, ma oligopoli capaci di far aumentare i costi delle tariffe che oggi sono tra le più basse d'Europa.

Viene continuamente fatto il paragone con altre città Europee, ma anche da un recente studio di Eurotest (http://www.eurotestmobility.com/), emerge che una corsa a Milano e a Roma (che usiamo come riferimento ma aggiungendo che in altre Regioni italiane le tariffe sono, seppur di poco, addirittura inferiori) costa la metà rispetto a città in cui il mercato è liberalizzato, come Oslo o Amsterdam.

Chiunque voglia verificare questi dati può farlo in qualsiasi momento con una velocissima ricerca su web.

Se poi vogliamo considerare "un privilegio" il fatto di dover lavorare, nelle città dove è possibile farlo, circa 12 ore al giorno compresi i festivi per arrivare alla fine del mese senza aver potuto pagare tutto ciò che dovevi, allora sì, i tassisti sono dei privilegiati.

E possiamo forse considerare un privilegio essere esposti a rischi di ogni genere quando salgono sui taxi malviventi di ogni genere in strade deserte, essere esposti al rischio di non poter lavorare a causa di una malattia o di un incidente d'auto, mentre le spese fisse quotidiane non lasciano tregua alcuna?

Altro luogo comune è che il costo effettivo pagato da clienti è molto più alto delle tariffe sulla carta, soprattutto se paragonate alle tariffe delle altre capitali Europee.
Questo è un dato assolutamente non vero, come già visto, ma che in molti casi dipende dal fatto che, per fare un chilometro in una grande città italiana, ci si mette molto più tempo che altrove.

Se i Comuni attuassero una vera politica di riduzione del traffico privato in accordo con gli altri Enti e Istituzioni, con la creazione di parcheggi periferici, chiusura dei centri storici, lavorando su infrastrutture come strade e corsie preferenziali ma sopratutto potenziando il trasporto collettivo di linea, ogni cliente potrebbe già risparmiare tantissimo, visto che ogni minuto trascorso in inutili file costa circa 0,35-0,40 €-cent. (media nazionale, decisamente più bassa delle principali capitali Europee e infinitamente più bassa delle capitali liberalizzate); quindi, si capisce benissimo che la colpa non è dei tassisti, i quali da anni chiedono inutilmente questi interventi.

È però facilmente comprensibile per tutti il fatto che gli interventi di cui sopra richiederebbero un impegno serio, reale e costante in termini di risorse economiche ed umane, tecniche e politiche: un impegno davvero importante, mentre è infinitamente più semplice scaricare tutte le colpe su una categoria di lavoratori che giá, attualmente, lotta per soppravvivere.

L'altro grande luogo comune riguarda il valore delle licenze: i tassisti sarebbero contro la liberalizzazione anche perchè toglierebbe valore alle licenze.

Sicuramente non si può neanche pensare che persone che hanno fatto tanti sacrifici, come per esempio investire risparmi di una vita, la liquidazione maturata nel precedente lavoro o la restituzione di un mutuo ottenuto con una ipoteca sulla casa per poter acquistare una licenza dopo esser stati licenziati da una tra le mille aziende chiuse per effetto di una crisi non certo causata dai lavoratori, al solo scopo di poter continuare a lavorare ed avere un reddito e non certo come fosse chissà quale investimento, possano tollerare il fatto che nel momento in cui pensano di poterla rivendere, quando e se andranno in pensione, come una sorta di liquidazione, quel pezzo di carta abbia perso tutto il suo valore a causa della improvvisa e assolutamente ingiustificata liberalizzazione del settore.

Questo non è sicuramente un problema secondario, ma quello fondamentale è che il settore è già crisi, in tantissime città molti tassisti fanno piccole riparazioni e lavano le macchine da soli, la benzina è arrivata a quasi 2 euro al litro, non si riesce a pagare neanche le spese e questi dati sono documentabili e accessibili a chiunque abbia voglia di approfondire la conoscenza del problema. Altro che perdita del valore della licenza.

I signori che spingono per la deregolamentazione del settore sanno benissimo che tantissimi piccoli Comuni vedono restituirsi le licenze dopo pochi mesi di attività (ad esempio, Capoterra, a soli 15 km da Cagliari: a distanza di anni ancora nessuno ne ha chiesto un’ulteriore assegnazione) oppure che in città come Nuoro (40.000 ab. circa) opera una sola licenza, mentre altre 11 sono rimaste senza assegnazione, con un servizio prima lasciato e poi ripreso dopo un anno di assenza, perchè nessun altro vuol fare un lavoro fallimentare in una città che non ha richiesta.

Loro, quelli che spingono il governo verso le liberalizzazioni, conoscono bene queste realtà ma forniscono dati falsi che pretendono di dimostrare il contrario: ma noi vogliamo che i cittadini aprano gli occhi, quella che si vuol portare avanti è una vera truffa per tutti e la rovina per tutta la categoria, compresi gli NCC.

È davvero così difficile immaginare dove finirebbero i grandi finanziamenti Europei per la riduzione dell'inquinamento e per migliorare la mobilità urbana? È comprensibile per tutti il potere contrattuale di una società che finisce per gestire decine di migliaia di licenze (e relativi autisti) su tutto il territorio Nazionale? E ancora, oltre alla possibile speculazione appena descritta, quando si dovrà tornare ad un sistema regolamentato, esattamente come è successo in tutte le altre nazioni, dove la liberalizzazione ha miseramente fallito, qualcuno ha dubbi sul fatto che le licenze "acquisite" gratuitamente dopo aver ridotto alla fame gli attuali operatori, recuperino di colpo il valore originario e magari quadruplicato? Con la sola differenza che saranno di proprietà di pochissime persone...le stesse che ora spingono per la liberalizzazione!

E tornando ai problemi attuali, nessuno vuol chiedersi come mai le città e gli aeroporti sono invase da autonoleggiatori provenienti dai paesi dell’interno, soprattutto nel periodo estivo, sottraendo le più importanti risorse ai tassisti e noleggiatori della zona, mettendo le imprese locali in grosse difficoltà senza che nessuno intervenga?

E’ una lotta tra poveri, probabilmente, ma non è certo il segno evidente di un settore che produce guadagni tali da giustificare una deregolamentazione; è vero semmai l’esatto contrario.

E la concessione gratuita di un’altra licenza, così come l’abolizione dei limiti territoriali o della forma giuridica indispensabile per effettuare un determinato servizio di trasporto equivale ad una liberalizzazione totale, non è accettabile, ma si può intervenire per migliorare il servizio in accordo con gli attuali operatori, aprendo tavoli di trattative tra tassisti, NCC, associazioni di consumatori e le istituzioni.

Le commissioni consultive sono un buon strumento ma allo stato attuale sono solo una presa in giro ed un modo di perdere tempo: devono avere un potere decisionale in merito all’organizzazione del servizio rappresentando tutti gli operatori ma devono essere formate da persone veramente competenti nel settore.

Un noto esponente politico ha chiesto al governo Monti:
"Prima di procedere alla liberalizzazione selvaggia del commercio e alla proletarizzazione di strutture di servizio come quelle che riguardano taxi ed edicole, con prevedibile ed inevitabile cancellazione di centinaia di migliaia di piccole imprese famigliari, il governo dovrebbe rispondere ad alcune semplici domande.

Chi trarra' vantaggio da queste iniziative?
Migliorera' la qualita' della vita?
Ci sara' piu'' o meno coesione sociale?
Diminuiranno i costi per i cittadini consumatori?
Nel frattempo e' bene discuterne per cercare una risposta a queste domande, prima di buttare a mare un modello italiano che puo' e deve essere sicuramente migliorato ma non distrutto da forzature che tra l'altro non trovano riscontro in altri paesi europei.
Io sto dalla parte degli edicolanti, dei tassisti e dei farmacisti perche' difendo la piccola impresa familiare e il modello italiano di coesione sociale e non voglio essere imbrogliato da proposte di liberalizzazione che distruggeranno patrimoni aziendali per produrre proletarizzazione degli operatori dei servizi e nessun vantaggio per il cittadino”.

Bene, questo pensiero riassume in modo ottimale la nostra idea sul servizio, sul nostro lavoro.

Cesare Corda

Testo tratto da

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